La deriva pornografica dei delitti contro gli animali

L’opera affronta il tema, purtroppo esistente, dell'uso di animali per fini pornografici, sintomo di una parafilia poco conosciuta.

Annalisa Gasparre, avvocato presso il Foro di Pavia e Cultore in Procedura penale all’Università degli Studi di Pavia, ha conseguito il diploma Law School (SSPL Pavia-Bocconi) e il titolo di Dottore di ricerca in Diritto pubblico, giustizia penale e internazionale presso il medesimo Ateneo. Ancora, ha collaborato con la Procura per i Minorenni di Milano e la Cattedra di Elementi di diritto di famiglia e dei minori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (facoltà di Scienze della formazione), di cui è Cultore della materia. Infine, è autrice di numerose pubblicazioni, fra cui il Volume “La deriva pornografica dei delitti contro gli animali”, pubblicato gratuitamente da Key Editore nel luglio 2020.

L’opera affronta un tema ancora poco conosciuto, ma purtroppo esistente, quello dell’uso di animali per fini pornografici. Oltre a costituire un reato, particolarmente odioso, è anche sintomo di una parafilia poco studiata.

«Una terra sommersa e periferica che andrebbe portata alla luce, per aiutare i devianti e salvare gli animali».

La deriva pornografica dei delitti contro gli animali si apre con l’analisi di un caso sottoposto all’attenzione delle aule di giustizia: quello di una donna, alias “Baldina”, che uccideva numerosi piccoli animali schiacciandoli con i piedi, facendosi filmare nell’impresa e mettendo poi in commercio i video realizzati.

La donna è stata condannata dal Tribunale di Milano, sez. distaccata di Rho, per il reato di uccisione continuata di animali (artt. 81 e 544 bis c.p.): si accertava, infatti, che l’imputata, nell’ambito di un medesimo disegno criminoso, ponendo in essere più azioni esecutive, aveva cagionato la morte di conigli, pesci, topi, criceti, pulcini, grilli, lumache, insetti, crostacei, etc. Alcun effetto scriminante ha avuto la confessione e la precisazione dell’imputata avente ad oggetto la circostanza che gli animali uccisi sarebbero stati comunque destinati a divenire cibo.

Annalisa Gasparre riporta alcuni agghiaccianti spezzoni delle dichiarazioni rese dalla donna, all’apparenza una ineccepibile madre di famiglia, all’Ufficiale di Polizia Giudiziaria, oltre ad una analisi approfondita e curata della personalità che appartiene ai soggetti che perpetrano tali condotte.

Purtroppo, l’assenza di alcuna misura restrittiva (anche alternativa al carcere) o di previsione di alcuna misura di sicurezza personale ostacola un qualsiasi studio sulla personalità del reo, impedendo prognosi di pericolosità o possibilità di registrare disagi che possano sfociare in ulteriori situazioni asociali o criminose.

L’osservazione scientifica della personalità utile ad individuare carenze fisio-psichiche e altre cause di disadattamento sociale può essere disposta solo per i condannati che siano destinatari del trattamento penitenziario, vale a dire di quei condannati che entrino in contatto con l’ambiente carcerario, sia esso extra o intra murario.

Altra situazione analizzata dall’autrice è il non meno brutale fenomeno della commissione di abusi su animali, anche ai fini della produzione di materiale zoopornografico.

Il Tribunale di Bolzano si è occupato proprio di un procedimento di zooerastia, la cui decisione è stata confermata dalla Corte di cassazione.

Il procedimento riguardava il caso in cui, tra l’altro, si sottoponevano animali ad atti sessuali con uomini e donne, in occasione delle riprese di un film pornografico.

Il giudice si è interrogato, dando risposta affermativa, in merito alla configurabilità del reato di maltrattamento di animali ai sensi dell’art. 544 ter c.p., condannando l’imputato alla pena di anni due di reclusione.

In Italia tali condotte possono configurare il più generico reato di maltrattamento di animali o, nei casi più estremi, di uccisione degli stessi, mentre è da rilevare che non è punibile la semplice detenzione di materiale zoopornografico al pari di quanto avviene, invece, per il materiale pedopornografico.

Tuttavia, a dimostrazione, secondo l’avvocatessa, che è possibile una disciplina più aderente al fenomeno e meglio calibrata sulle modalità esecutive, la circostanza data dal fatto che vi sono Stati europei che hanno una legislazione più specifica e rigida: il Regno Unito, la Svizzera, la Norvegia e i Paesi Bassi nei quali è vietato anche vendere e possedere pornografia con scene di zooerastia.

Vi è poi un altro profilo meritevole di essere evidenziato e da non sottovalutare: spesso la detenzione di materiale zoopornografico si accompagna a quella di materiale pedopornografico:“esiste un chiaro denominatore comune, costituito dall’approfittamento (omissis) nei confronti di esseri che, per età o per natura, non si rendono conto delle aberrazioni erotiche cui vengono involontariamente sottoposti con gli inevitabili traumi psichici e fisici che ne conseguono” (Bellini, Brevi considerazioni sulla zooerastia, in Foro Ambrosiano).

Non mancano nemmeno ipotesi di connessione tra abusi su minori e abusi su animali. Un esempio, dibattuto nel Tribunale di Sassari, emblematico e particolarmente produttivo di sofferenze nei confronti degli animali e dei minori coinvolti, è riportato nell’ultimo capitolo del testo ed è accompagnato da un’attenta indagine scientifica.

L’autrice sostiene che sia auspicabile un intervento legislativo che punisca la detenzione, la diffusione, il commercio, la cessione, lo scambio di materiali zoopornografici, oltre all’utilizzo di animali per la realizzazione e la produzione di detto materiale, così come avviene per i materiali pedopornografici (art. 600 ter c.p.). L’intervento dovrebbe anche introdurre aggravanti specifiche per i reati di maltrattamento e di uccisione degli animali, quando questi avvengano in relazione ad abusi sessuali sugli animali.

In sintesi, afferma, occorrerebbe una legislazione che, prendendo spunto dal dato empirico, si ispiri a principi di politica-criminale.

Concordando con le conclusioni alle quali perviene Annalisa Gasparre, non si può non sottolineare il legame tra la violenza commessa sugli animali e la violenza perpetrata su altri esseri umani, siano o meno minori. Un dato sempre più evidente, non più trascurabile, e su cui risulta doveroso intervenire.

«(…)se la violenza sugli animali è tirocinio alla violenza sugli esseri umani, vi è una ragione di più per prestare attenzione ai maltrattamenti – tutti – verso gli animali».

Foto di copertina: tatyana_tomsickova su iStockphoto

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